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      Se poi tuttavia risentiti contro di essi, volete or voi trascurarli; possiate non di meno riportar dagli dei una degna ricompensa della virtù da voi per lo addietro usata, e della premura avuta per me, ricordandovi come Dione non abbandonò voi quando da prima ingiuriati foste da’ suoi cittadini, nè abbandonò poscia i suoi cittadini, quando caduti li vide in infelicità (43).» Non aveva ancora dato fine al suo dire, che i soldati ad alte grida chiesero di seguirlo. Messo in punto ogni cosa, la notte stessa partirono.
      In Siracusa intanto la notte avea posto fine alla strage. I soldati del tiranno si erano verso sera ritratti nella rocca; per che Eraclide, e gli oratori popolari cominciarono a rimproverare il popolo, per avere richiamato Dione, e con ciò dato il destro a quegli stranieri di menar vanto di aver essi salvata la città. E tanto dissero, che i governatori mandarono messi incontro a Dione, per sospendere la sua mossa. Al tempo stesso messi mandarono i cavalieri e i maggiorenti, per accelerarla. Avuto que’ contrarî messaggi, Dione si avanzava tempellando a lento passo.
      Al far del nuovo giorno, i soldati di Dionigi vennero in maggior numero, con più impeto e più feroci ad assalir la città; non si tennero alla strage delle persone d’ogni età e d’ogni sesso; poco curavano di saccheggiare con accese faci, e con dardi affocati appiccavano, da presso e da lontano, foco alle case. Dionigi, disperato delle cose sue, odiando i Siracusani, quanto n’era odiato, fece quell’ultimo sforzo, per seppellire la sua cadente tirannide sotto le rovine di Siracusa.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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