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      Asdrubale ed Amilcare, supremi comandanti, aveano ordine di non attaccare particolarmente tale o tal’altra città; ma cacciare del tutto i Greci dalla Sicilia. Come si seppe in Siracusa che quel trapossente esercito era sbarcato a Lilibeo, i Siracusani spaurirono a tal segno, che soli tremila vollero seguire Timoleonte, il quale, uniti a costoro quattromila tra mercenarî ed altri Siciliani, senza far caso del gran numero de’ nemici, corse ad incontrarli sul loro stesso tenere; perchè la guerra non molestasse il paese amico. Come fu presso Agrigento, mille di quei mercenarî, dei quali era capo un Trasio, uomo tracotato, si negavano ad andare più oltre, e davano del folle a Timoleonte, che, con seimila fanti e mille cavalli, voleva affrontare un esercito decuplo del suo, otto giornate lontano da Siracusa; onde i soldati non potevano avere nè scampo dopo una disfatta, nè sepoltura dopo la morte. Timoleonte, senza turbarsi, diede a costoro licenza di ritornare; scrisse a’ magistrati di Siracusa di accoglierli benignamente e pagar loro gli stipendî. Lungi di rammaricarsi per questo, si tenne fortunato che costoro si fossero ritratti prima dell’azione. Col resto del suo piccolo esercito tirò verso il Crimiso, che oggi dicesi Belici, e mette foce ad oriente dell’antico Selinunte, di là dal quale sapea essere accampati i nemici. Cammin facendo gli vennero incontrati alcuni muli carichi d’appio (46), di che forte si turbarono i soldati, tenendolo cattivo augurio; perchè di tale erba solevano i Greci coronare i sepolcri.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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