Pagina (297/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ciò mostra che sin dai primi tempi della romana dominazione l’agricoltura era cominciata a decadere. E quel provvedimento da per se solo era atto ad accrescere il male. Vorrem poi dire che l’eccesso dei tributi, l’oppressione, l’ingiustizia, il manco di sicurezza, insomma il governare i Verri, o i Geroni a nulla monta per la ricchezza de’ popoli e la floridezza dell’agricoltura?
      Vero è che fra coloro, che vennero al governo di Sicilia, alcuni ve n’ebbe che con integrità si condussero. Fra questi è da rammentare il nome di Scipione Emiliano, il quale, espugnata Cartagine, fedelmente restituì alle città siciliane tutte quelle cose, che nelle antiche guerre dai Cartaginesi erano state tolte. Allora tornarono molte statue ad Agrigento, fra le quali il famoso toro di Falaride; tornò la statua di Diana a Segesta, la statua di Mercurio a Tindari; altre statue a Gela; ed a Terme-imerese le famose statue che figuravano Stesicoro, Imera ed una capra. Ma tali esempî furono assai rari. Il bene che potevano fare gli uomini onesti era di non aggravare con privati soprusi il male, che nasceva dalla condizione di provincia, cui la Sicilia era ridotta, e dalle disposizioni del governo. Del testo la nazione digradò in tutto. Le grandi imprese, i grandi uomini, le grandi azioni, le virtù ed i vizî grandi più non si videro; lo spirito pubblico venne affatto meno. I Siciliani, che da loro soli avevano trionfato delle forze d’Atene e di Cartagine, divenuta la Sicilia provincia romana, più non trattaron le armi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Verri Geroni Sicilia Scipione Emiliano Cartagine Cartaginesi Agrigento Falaride Diana Segesta Mercurio Tindari Gela Terme-imerese Stesicoro Imera Sicilia Siciliani Atene Cartagine Sicilia