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      Finalmente la gloria di recare a fine la guerra tanto disastrosa per la Sicilia e vergognosa per le armi romane, fu riserbata al console Rupilio, il quale, venuto in Sicilia con numeroso esercito, corse a cinger di assedio Tauromenio, che i sollevati già da due anni tenevano, e chiuse per modo qualunque adito alla città, che gli assediati presto mancarono affatto di viveri. Non però quella gente disperata e ferocissima si piegò. Scannati i figli e le mogli (fa raccapriccio il dirlo) si nutrivano delle loro carni; e mancato quel fero pasto, l’un l’altro s’uccidevano, perchè i cadaveri degli estinti servissero a nutrire i sopravviventi. Ridotti finalmente in pochissimo numero, un Serapione, Siro di nazione, tradì i suoi compagni e la città fu presa. Comano fratello di Cleone, fu preso mentre cercava di fuggire. Portato in presenza del console, fu da lui richiesto del numero dei suoi compagni e de’ loro disegni. Volle tempo a rispondere. Assisosi coccoloni, strette le ginocchia al petto, si coprì la testa col manto, e, tanto compresse il fiato che crepò per non palesare il secreto. Gli altri che furono presi, dopo i più crudeli tormenti, furono precipitati da quelle ertissime balze.
      Caduta Tauromenio, venne Rupilio ad assediare Eima, ove erano Euno e Cleone. Questi, perduta ogni speranza di salute, volle finire da prode i giorni suoi. Venuto fuori, affrontò i nemici e morì combattendo. Non guari dopo la città fu presa a tradimento. Euno, cui venne fatto fuggire con seicento de’ suoi, si ritirò in luoghi alpestri, ove fu accerchiato da’ Romani.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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