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      - VII. Religione cristiana. - VIII. Vandali e Goti. - IX. Imperatori bizantini.
      I. - Non ebbero fine colle guerre servili le calamità della Sicilia. Dopo tante perturbazioni, mossa la guerra sociale, si vollero da’ Siciliani straordinarie prestazioni. Quindi, oltre il frumento, trasse Roma danaro, cuoja, vestiti ed armi pe’ suoi numerosi eserciti. Nelle sanguinose contese tra Mario e Silla, giunto questi al supremo potere, vennero a riparare in Sicilia i seguaci del primo, nè furono certo ospiti mansueti. Un esercito comandato da Pompeo fu mandato dal dittatore per isgombrarneli. Giovane, com’era allora Pompeo, si condusse con senile prudenza. Per fare che i soldati suoi non maltrattassero i cittadini, fermò loro le spade, suggellandone il fodero e ’l tenere; e severamente puniva coloro, nelle cui spade trovava rotto il suggello. Basta ciò a mostrare qual’era l’ordinaria condotta de’ soldati romani in Sicilia.
      Venuto a Messena, que’ cittadini si negavano a riconoscere la sua autorità, mettendo avanti i privilegi concessi loro dal senato romano: Non cesserete voi, disse loro Pompeo, d’allegar privilegi a noi che cingiamo spade? E ben si apponeva; chè i Romani, massime in que’ dì, null’altra legge conoscevano che la spada, e ’l saperla usare tenea luogo d’ogni altra virtù.
      Quindi venne a Terme-imerese, per punire i Termitani, che apertamente avevano seguite le parti di Mario. Stenio gli venne incontro tutto solo. Non è giusto, gli disse, o Pompeo, che soffrano gl’innocenti, per la colpa altrui: solo chi indusse questo popolo a pigliar le parti di Mario sia segno all’ira tua.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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