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      Trovatone, buono o malgrado si doveva dare. Per tal modo furono tolti i fornimenti da cavallo a Filarco da Centuripe, ad Aristo da Panormo, a Cretippo da Tindari. Quelli del primo avevano lo special pregio d’essere stati del re Gerone. Tolti furono al modo stesso tutto il vasellame della mensa a Diocle Popillo da Lilibeo; molti vasi d’argento a M. Celio cavaliere romano; tutta la ricca supellettile a C. Cacurio; una grandissima e bella mensa di legno di cedro a Q. Lutazio Diodoro; tutto l’argento lavorato ad Apollonio da Drepano, uomo iniquo che Verre avea levato dalla forca, in merito di avere seco diviso i beni di alcuni pupilli; una statua d’Apollo a Lisone lilibetano; alcune tazze da bere con bellissimi ornati, oltre una gran somma di danaro, al pupillo Ejo da Lilibeo; alcuni piccoli cavalli d’argento bellissimi a Cn. Calidio.
      Erano allora quasi in ogni famiglia tenute con gran religione coppe d’argento, nelle quali erano improntate le immagini de’ domestici penati, per le libazioni: e profumiere per le sacre cerimonie. Ned è credibile e quanto belle ve ne fossero state. Pur una non ne restò. Era pericoloso l’ invitare ad albergo od a cena il pretore. Che che trovava di pregevole per la casa o sulle mense, non iscappava da’ suoi artigli; e mal ne incoglieva a chi si fosse negato.
      Dimorava in Lilibeo un Diodoro da Melita. Verre ebbe lingua aver costui ottime opere di bassorilievo fra le quali erano pregevolissime due coppe da bere, che allora si dicevano eraclee, lavorate da Mentore, esimio artefice.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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