Pagina (376/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Lentini, secondo il geografo nubiense, aveva tutti i vantaggi delle città marittime. Le barche cariche salivano pel fiume che scorre dal lago, il quale era loro di porto (145). E per essere allora navigabile quel fiume, non poteva produrre l’aria malsana d’oggidì, onde quell’illustre città non doveva essere nell’attuale decadimento. Nè alcun argomento abbiamo per credere le altre città di Sicilia men popolate di oggi. Altre terre sono surte, è vero, da quell’epoca in poi; ma sono poche a paragone di quelle che perirono. In ogni modo è da credere che la somma della popolazione d’allora era più presto maggiore che più scarsa della presente. I Saracini erano dunque la sesta parte di essa. E che così fosse stata la cosa, lo mostra il fatto, che col solo cambiar di governo, la nazione si trovò cristiana. Cinque sesti adunque del popolo siciliano affatto esclusi da qualunque partecipazione al governo, oppressi, spregiati, poco men che servi, esser dovevano nella stessa misera condizione, in cui oggi sono i cristiani che vivono nell’impero ottomano, in alcune provincie del quale essi sono i più.
      E se, per conoscere se prospera e ricca sia stata allora la Sicilia, ci facciamo ad indagare in quale stato era l’agricoltura, ch’è stata e sarà sempre la fonte principale della ricchezza di quest’isola, non troveremo alcun argomento che ci porti a supporla assai estesa e prospera. Senza calcolare i tristi effetti delle spesse imposizioni straordinarie, bastava l’ordinario dazio sopra ogni pajo di buoi da lavoro per soffogare l’industria dell’agricoltore.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Sicilia Saracini Sicilia