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      Tutto l’esercito saracino fuggì come stormo di passare assalito dallo sparviere (168); quindicimila ne furono uccisi, gli altri, che allora camparono, furono soprappresi il domane o sparsi pe’ campi o ascosi nelle lustre. I Normanni vennero ad alloggiare nel campo abbandonato dai Saracini, ove trovarono dovizie a sgorgo.
      Tale è il racconto del Malaterra, le cui pie considerazioni su quel miracolo non possono indurre un sensato lettore ad ascrivere il fatto a cagioni soprannaturali. Non però è da credere del tutto mendace il racconto. La vittoria è certa. Il conte Rugiero ne diede parte a papa Alessandro II, e gli mandò in dono quattro cameli trovati nel campo nemico; il pontefice gradì il dono; esortò il conquistatore a recare a fine la gloriosa impresa; lo presentò del vessillo di S. Pietro. Ma il fatto potè ben accadere senza miracolo. Primieramente è difficile credere che soli centotrenta fossero stati i Normanni. In più volte ne era venuto da oltremare un numero a più doppî maggiore; nè è probabile che per affrontare un grand’esercito il conte ne avesse menato fuori quel pugno. La vanagloria de’ vincitori avrà potuto minuire il loro numero ed esagerare quello dei vinti. Fra tanti strani effetti che produceva in quell’età l’esaltazione delle idee religiose e cavalleresche, potè aver luogo la visione di S. Giorgio, il quale poteva essere alcuno dei cavalieri normanni, che più animoso degli altri, fu il primo a correre; e la riscaldata immaginazione delle truppe gli diede la lucente armatura e il vessillo.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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