Pagina (416/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nel 1068 s’inoltrò con numeroso stuolo sino a Misilmeri. Un grande esercito venne fuori da Palermo per attaccarlo. Il conte come vide i nemici a lui venire, messa la sua schiera in ordine di battaglia, sorridendo disse a’ suoi «Ecco una preda, che Dio ci manda; dividiamcela alla maniera apostolica.» Parole più da predone che da guerriero; ma nella battaglia, che tosto seguì, tutti si condussero da grandi guerrieri e non da predoni. I Saracini furono del tutto disfatti; immensa fu la strage; quanto si avevano venne in potere dei vincitori. Nel campo nemico trovarono i Normanni le stie con entro i colombi, che i Saracini addestravano a servir di corrieri; appeso al collo di essi una cartolina tinta di sangue, li misero in libertà. Tutto lo stormo volò a Palermo, e diede così notizia del funesto caso, prima che i fuggiaschi fossero giunti.
      Mentre in Sicilia tali cose accadevano, il duca Roberto stava ad assediar Bari, città popolosa, ricca e fortissima, posta sul lido, che sola restava all’impero bizantino. Nè gli era venuto fatto d’averla, comechè da tre anni l’avesse stretta dalla terra e dal mare; perchè i Baresi opponevano gagliarda risistenza, confidati nel loro numero, nel forte sito della città, e nel soccorso che d’ora in ora aspettavano da Costantinopoli, ove avevano spedito un di loro a chiederne premurosamente. L’imperatore Romano Diogene aveva rimandato il messo, per avvisare i cittadini, che l’armata, carica, di soldati e di viveri, era per mettere alla vela; e però mettessero tutte le notti fani sopra le torri; perchè le navi non errassero il corso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Misilmeri Palermo Dio Saracini Normanni Saracini Palermo Sicilia Roberto Bari Baresi Costantinopoli Romano Diogene