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      Fu questa la ragione, per cui Angelmaro fu tenuto ribelle, per avere fabbricata una torre in quella parte della terra di Geraci a lui conceduta, senza intelligenza del conte. Il feudatario veniva allora chiamato uomo, ligio, fedele, vassallo del signor concedente; e dalla parola homo, nacque homagium con cui in quell’età sì designava l’atto di riconoscere la suprema autorità del principe.
      Il dritto pubblico dei tempi aveva fissato i doveri dei vassalli verso il principe. Andavano essi primieramente soggetti ad una prestanza in danaro per lo riscatto del signore, se veniva a cadere in servitù; e quando armava cavaliere uno dei suoi figlioli o maritava una figliuola. E ciò si diceva adjutorio o sussidio. Morto il feudatario, il successore di lui doveva al principe il relevio, che era anch’esso una prestanza. Ma il principale dovere, che portava seco il feudo, era quello di armarsi ad ogni richiesta del signore e seguirlo in campo e combattere in difesa di lui. E però i feudatari costituivano allora l’esercito dello stato, ed i feudi erano i loro stipendi. Indi è manifesto il perchè militi si dicevano essi, e braccio militare si chiamò nei tempi d’appresso quella parte del parlamento, in cui convenivano i baroni del regno.
      Ma la legge feudale aveva fissati i limiti di tale importantissimo servizio. Ogni feudo rispondeva alla rendita annua di vent’once, e per esso si doveva il servizio di tre fanti e tre cavalli per tre mesi. Se il feudatario voleva esentarsi dal servizio personale, doveva pagare tre once e quindici tarì al mese, o sia dieci once e quindici tarì per ogni vent’once di rendita (194). Indi si vede la ragione, per cui in quell’età i più grandi appresti di guerra tornavano spesso infruttuosi; perocchè i guerrieri se non erano ritenuti dalla speranza di personali acquisti, compito il termine del servizio abbandonavano il campo, senza che i principi avessero avuto dritto e mezzi di ritenerli.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Angelmaro Geraci