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      Fu forza a papa Innocenzio venire fuori alla testa d’un esercito, per cercare d’arrestarne i progressi.
      Il re, non meno di lui inchinava alla pace: però saputa la sua mossa, mandò suoi ambasciatori ad incontrarlo e fargli note le pacifiche sue intenzioni. Il papa gradì il messaggio e spedì a lui due cardinali, per invitarlo ad affrontarsi entrambi in Sangermano e trattare a viva voce lo accordo. Il re tosto vi si recò in compagnia del duca di Puglia suo figliuolo. Ma la conferenza tornò vana, come le altre; dachè Innocenzio era sempre incocciato a pretendere la cessione del principato di Capua; nè meno ostinato era Rugiero a negarla. Rotte così le trattative, si tornò alle armi.
      XVII. - Il re si diede a devastare le terre di quei baroni, che seguivano la fazione contraria; il papa assalì e saccheggiò il castello di Galluzzo, il re, in questo rivolse tutte le sue forze sopra Sangermano, ove stanziava il papa, il quale, per iscansare il pericolo decampò. Il re, spiato il movimento di lui, mandò suo figlio il duca di Puglia, con mille scelti soldati a porsi sulla via, che l’esercito pontificio dovea tenere per intraprenderlo; mentre egli stesso con tutto l’esercito gli tenea dietro. L’antiguardo de’ pontificî, comandato da Roberto già principe di Capua, caduto nel guato, fu rotto e disperso senza che il papa ne avesse pur sospetto; e però andando oltre, si trovò, quando men se lo pensava, cinto dall’esercito siciliano, che non gli lasciava speranza di scampo; e gli fu forza sgozzar l’amaro boccone di render se e tutta la sua gente prigione di un re, cui s’era accinto a togliere il regno e che avea solennemente scomunicato; e di vedere il suo tesoro ed i papali arredi, preda dei soldati siciliani.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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