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      In somma la bolla d’Innocenzio II servì, come sempre hanno servito le convenzioni fra’ potenti, a convertire la forza in dritto.
      XVIII. - I pochi nemici interni, che allora restavano, perduto ogni appoggio, non osarono più resistere. I Napolitani si chiarirono sudditi del re di Sicilia, ed accettarono in loro duca Anfuso principe di Capua, secondo figlio di lui. Troja aprì le porte all’avvicinarsi del re; il vescovo ed i maggioringhi vennero ad incontrarlo e pregarlo ad entrare in città e dimorarvi alcun tempo. Con viso arcigno rispose il re, che non sarebbe per metter piede fra quelle mura, finchè colà dimorava il traditore (intendea dire il cadavero del duca Rainulfo). I Trojani, per meritare la grazia del re, tratto il corpo di quel principe dal sepolcro, in cui giacea, trascinatolo vituperosamente per le strade sino al castello, quindi lo trassero giù in uno stagno limaccioso. Tutti raccapricciarono a quell’atto, e più che altri il giovane duca di Puglia, il quale, pieno il cuore di nobile sentimento, fattosi avanti al padre disse: non essere da cuor generoso e magnanimo l’inveire contro il cadavere d’un nemico; essere bello il perdonare il nemico vivente, che può tornare ad offendere, turpissimo essere il conservare rancore contro chi cessò d’offendere e di vivere; meritare il duca Rainulfo, per le eminenti qualità sue e per la nobiltà del sangue, ben altro trattamento; doversi il re rammentare essere egli stato, comechè fellone, un pro cavaliere, un marito di sua sorella.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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