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      Il re, convinto dai detti del figlio, a lui permise di dare onorevole sepoltura a quel cadavere.
      Il principe di Bari, comechè da tutti abbandonato, cercò di resistere ancora, e tenne per alcun tempo l’assedio; ma i Baresi, confortati dai messi del papa, spaventati dalle macchine che il re faceva accostare alle mura, stretti dalla fame, si levarono in capo ed obbligarono quel principe ad arrendersi. Ebbe da prima buoni patti; ma poi, sul ricorso d’un soldato, cui avea fatto cavar gli occhi, il re lo carcerò, e fece compilare il processo a lui ed a’ suoi complici dai giudici di Troja, di Trani e di Bari, i quali lo condannarono a morir sulle forche, con dieci de’ suoi ministri. A molti altri di quei cittadini furono confiscati i beni; e confiscati furono i beni di tutti quei baroni, che aveano prese le armi contro il re; e fra questi il conte d’Ariano fu inoltre posto in ceppi colla moglie e mandato in Sicilia.
      Tale ebbe fine quella guerra, che sulle prime avea fatto concepire speranza ai potentissimi nemici del re, di cacciarlo dal trono, o per lo meno di spogliarlo delle più belle provincie del suo regno, che al levar delle tende accrebbe il regno di Sicilia del principato di Capua, e del ducato di Napoli, e servì a rendere più fermo il trono, più temuta l’autorità, più pingue l’erario, più glorioso il nome di re Rugiero.
      CAPITOLO XXI.
      I. Invasione della provincia di Pescara. - II. Parlamento d’Ariano. - III. Nuove brighe colla romana corte. - IV. Conquiste in Affrica. - V. Guerra d’oriente.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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