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      Cercò il re tutte le vie di soccorrer la piazza, ma tanto numerosa era l’armata greca che la circondava, alla quale s’erano unite sessanta galee veneziane, che non potè venirne a capo. Ciò non pertanto quei mille siciliani, che v’erano di presidio, a fronte delle prepotenti forze nemiche, comechè sfidati d’avere soccorso, si difesero con tal cuore, che l’assedio tirò in tre mesi, nè resero la città se non quando vennero affatto stremi di viveri; ma la resero, ottenuta la condizione di venirne fuori liberi, colle armi, le bagaglie loro e tutti gli onori di guerra.
      Durante l’assedio, l’ammiraglio Giorgio, sulla speranza di divertire le forze del nemico, venne colla sua armata a molestare le altre provincie del greco impero; ma, tanto numerosa era l’armata bizantina, che il Comneno potè staccarne parte, per correre appresso ai legni siciliani e parte ne lasciò a continuare collo stesso vigore l’assedio. Le due armate presto furono incontro; nella battaglia, che ne seguì, i Siciliani ebbero la peggio. Ciò non però di manco con quaranta galee, che loro restarono illese, s’innoltrarono sin sottesso le mura di Costantinopoli; gran quantità di saette affocate (238) scagliarono entro la città, forse con intendimento di destarvi un incendio ed approfittarsene per penetrarvi; ed alcuni di essi ebbero lo ardire di scalare le mura dei giardini imperiali e trarne delle frutta che seco menarono in trionfo.
      Fallito il disegno d’incendiar la città, a scanso che l’ammiraglio nemico non fosse venuto a soprapprenderlo e chiudergli il varco all’uscita, Giorgio tornò indietro.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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