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      Tutti quei cittadini gli vennero incontro inermi, chiedendo mercè; il re, accennando il castello, da essi demolito nella rivolta, disse loro «Voi avete atterrato la mia casa; vuole giustizia che lo stesso sia delle vostre; due giorni vi son concessi per andarne altrove con quanto avete». Nè diverso dal dire seguì l’effetto; ivi a due giorni quella città, la più ricca, la più antica, la più grande di Puglia, fu muriccia. Quell’esempio di rigore mise lo spavento in tutte le città di quella provincia, in ogni età facili a pigliar le armi sognando libertà, e facilissime a deporle prima di venire alla prova (259); talmentechè tutte gareggiavano nella celerità d’arrendersi. Quei baroni, abbandonati da per tutto dal popolo, si ritirarono in Abbruzzo. Roberto principe di Capua, perduto l’ultima volta il suo stato, si diede anch’esso a fuggire; ma traversando le terre del conte Riccardo dell’Aquila, suo vassallo e suo consorto nella sollevazione, nel traghettare un fiume, fu da lui con vile tradimento preso e consegnato al re, il quale meritò quell’infame azione con perdonare e rimettere nella grazia sua il traditore. Lo sventurato Roberto fu chiuso nelle carceri di Salerno e non guari dopo d’ordine del grand’ammiraglio ebbe cavati gli occhi.
      Vittorioso di tutti i suoi nemici, si diresse il re coll’esercito a Benevento, ove erano col papa i conti di Lorotello e di Rupecanina, che Guglielmo voleva ad ogni costo nelle mani. Papa Adriano, privo di qualunque straniero soccorso, ebbe allora a pentirsi di non avere accettate le condizioni offerte da prima; pure non ismagò. Licenziato il maggior numero di Cardinali, restò con pochi ad aspettare l’arrivo del re; e, come questo fu presso la città, tre cardinali spediti dal papa, vennero ad intimargli per parte di S. Pietro (in cui nome allora tante belle cose si facevano) di guardarsi di offendere la città di Benevento e le altre possessioni della santa sede; di pacificarsi colla chiesa romana e rispettare i dritti di essa.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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