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      A quest’ultimo partito promisero attenersi, se infra un termine posto non fossero giunti soccorsi. Alcuni di loro vennero in Palermo, esposero lo stato della piazza e la seguita convenzione; ma il grand’ammiraglio, celando al re il vero, gli disse che la guarnigione di Mahadia avea richiesto altri viveri; che non era mestieri inviarne, avendo egli risposto colà viveri per un anno. I messaggieri furono rimandati; la piazza fu resa; la guarnigione venne in Palermo sulle navi marocchine e palesò com’era ito l’affare.
      La perdita di quella città in un modo tanto iniquo parve a tutti una ferita all’onor nazionale; ma più che tutti se ne mostrava sdegnato il grand’ammiraglio; si andava da per tutto dando vanto d’aver egli fatto la massima premura al re, perchè la piazza fosse soccorsa; ma che il re s’era ostinato a volerla del tutto abbandonare, dicendo che costava tesori il mantenerla, senza trarne alcun prò.
      Ciò non però di manco quel tristo non illudeva alcuno con tali arti, che tutti conoscevano a qual fine fossero dirette; ed era ciò tanto palese, che correva allora voce d’aver egli talvolta mostrato a suoi familiari il diadema e le regie insegne già preparate in casa sua; e si diceva di averle avute dalla stessa regina Margherita di Navarra, che dava mano alla rea impresa, per l’amorazzo che a lui la stringea. Era fama altresì d’essere stato spedito in Roma con gran somma di danaro un Matteo gran protonotajo del regno (261), per comprare da Papa Alessandro la bolla, colla quale si rinnovasse il caso dell’infelice Chilperigo III re di Francia, con dichiarare Guglielmo incapace di regnare per la sua ignavia, e dare il regno al grand’ammiraglio; e che un Giovanni da Napoli, cardinale dava opera a ciò. Pur comechè tutti vedessero qual destino si minacciava al re, e di ora in ora tutti s’aspettassero di vederlo spento, o chiuso in un chiostro, o confinato in un isola, e tutti ne fremessero, nissuno osava avvertirnelo: tanto ognuno era spaventato dal funesto caso del conte di Squillace.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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