Pagina (564/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Imbizzarrito il grand’ammiraglio per tale opposizione, cominciò a rimproverare all’arcivescovo la sua ingratitudine, e conchiuse dicendo che abbandonava il pensiere di mettere a morte il re; e anch’io, rispose l’altro, conosco quanto male a noi può venirne e me ne rimango. D’allora in poi, datosi il grand’ammiraglio ad istigare il re contro l’arcivescovo, gli fece estorquere settecent’onze. Convertita così in fiera nimistà la fratellanza da prima giurata fra costoro, mentre, soppiattoni com’erano entrambi, conservavano le apparenze dell’amicizia, ciascun dei due disgrumava il partito come smaltire l’altro. Il grand’ammiraglio tentava di corrompere alcuno dei domestici dell’arcivescovo, per farlo avvelenare; e questo si faceva secretamente capo dei nemici di lui, dei quali veniva accrescendo il numero e lo sdegno, col palesarne ai suoi familiari le scelleraggini.
      In questo, un Nicolò Logoteta, che in Calabria era, diede avviso al grand’ammiraglio dello sponsalizio tra Bonello e la contessa di Catanzaro, e del partito posto tra lui ed i baroni calabresi. Majone non prestava da prima fede a quell’avviso; ma, fattone poi certo da altri che lo confermavano, tutto cruccioso si preparò a prevenire il colpo e farla pagar cara a Bonello. Costui intanto, reduce da Calabria, era giunto in Termini, ove venne a trovarlo uno dei suoi uomini d’armi, che lasciato avea in Palermo, il quale lo avverti d’essere il grand’ammiraglio a giorno di ciò ch’egli avea promesso di fare e ben preparato alla vendetta.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Nicolò Logoteta Calabria Bonello Catanzaro Bonello Calabria Termini Palermo