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      L’arcivescovo, senza mostrare alcun sospetto, se ne scusò, dicendo: esser egli stomacato di beveraggi, sì che pure un zinzino lo avrebbe fatto ricevere. L’altro, per non dar sospetto di sè, non insistè più oltre. In questo, l’arcivescovo fece secretamente avvisato il Bonello, che il nemico era in sua casa; e quello, raccolta la sua gente, animatala con larghe promesse, la mise in agguato in tutte le vie, per le quali il grand’ammiraglio dovea passare o potea fuggire, ed egli stesso si appiattò presso la porta che si dicea di sant’Agata, non guari discosta. Intanto l’arcivescovo passando a bello studio da un ragionare all’altro, menava in lungo il discorso. A sera già inoltrata il grand’ammiraglio s’accomiatò; e l’arcivescovo, com’egli venne fuori, fece a’ suoi domestici chiuder l’uscio di strada. Mentre il grand’ammiraglio, parlando coll’arcivescovo di Messina, s’avvicinava al luogo della insidia, Matteo d’Ajello gran protonotaio e ’l gran camerario Adenolfo, rompendo la calca di coloro che lo seguivano, a lui appressati gli zufolarono negli orecchi, d’essere ivi presso in agguato il Bonello con gente armata, per ucciderlo. Turbato a tale avviso, gridò a Bonello di accostarsi; e quello che non distava, tratta la spada si fece avanti, dicendo eccomi o traditore, a vendicare, benchè tardi, i nobili da te oppressi. Dire e menar la punta fu tutt’uno. Schivò quello il primo colpo; ma al secondo, passato fuor fuori cadde esanime. I suoi seguaci spauriti fuggirono. Il gran protonotajo, che nell’oscurità era stato ferito, a malo stento potè salvarsi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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