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      XI. - Ma la grazia dei principi; ove sia effetto di necessità, copre l’odio secreto; e l’odio è in tanto maggiore, in quanto la persona, che si mostra di amare, e più cara al popolo. Guglielmo, che avea dovuto cedere alla pubblica indignazione contro il suo ministro, facilmente dava ascolto alle insinuazioni di coloro, che lo venivano secretamente adizzando contro il Bonello. La regina e gli eunuchi del palazzo, che in quella corte assai prevalevano e nel seguìto cambiamento tutto aveano a temere, nulla a sperare, come coloro ch’erano stati o complici od esecutori delle nequizie di Majone, venivano di continuo dicendo al re: dover egli aprir gli occhi al pericolo che a lui soprastava, per essere Bonello giunto a tale arroganza, che si teneva già a gran pezza superiore a qualunque altro personaggio del regno; la sua ambizione non aver limiti e difficilmente potersi tenere alla condizione di suddito; il popolo, i soldati, i baroni esser da lui dipendenti e seco stretti da secreti giuramenti; riuscitogli il primo colpo, esser egli continuamente istigato a più rea impresa da’ baroni di oltremare, i quali, conscii di essere imperdonabile l’ultima loro ribellione, lo incitavano ad acquistar gloria maggiore, a render sicura e compita libertà al popolo e ad acquistar per sè quella sicurezza, che non avrebbe mai, finchè vivesse un re, cui avea troncata la mano destra (così diceva il re quando rammentava la morte di Majone); esser da stolto il contare sulla fede di colui, il quale con nera ingratitudine, infranto i giuramenti ed i legami della contratta affinità, avea messo a morte un suocero, dal quale era stato amato qual figlio, per cui opera aveva ottenuta la restituzione del patrimonio paterno; essere affatto calunniose le voci sparse del grand’ammiraglio; i diademi trovati in casa sua essere stati da lui preparati per donarli in istrenna al re nel calen di gennajo; non esser credibile che una cospirazione così estesa avesse avuto il solo oggetto di mettere a morte il grand’ammiraglio; doversi piuttosto credere, che con quel primo passo si volle aprir la strada a più alto disegno.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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