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      Ognuno teneva impossibile il sottomettere di viva forza quel castello, tutti consigliavano il re a lasciarselo indietro, per correre in Puglia ad imprese di maggior momento. Ma, se duro era l’intoppo, anche più duro era l’animo di Guglielmo ne’ suoi proponimenti. Gli assediati, tenendo affatto inaccessibile la sommità della rupe contigua al castello, non curavano di custodirla; avvistosi di ciò il re, scelta una banda dei più spigliati ed audaci fra’ soldati suoi ordinò di dar la scalata da quel lato; tanto fecero coloro, che inerpicandosi per quella rupe ne giunsero in vetta e quindi senza ostacolo penetrarono nel castello, onde nessuno potè fuggire. La contessa colla madre e gli zii Alferio e Tommaso, che governavano la milizia caddero in mano del re. Alfenio ebbe sul campo stesso l’estremo supplizio; Tommaso fu impiccato in Messina; de’ gregarii, altri ebbero troncate le mani ed altri cavati gli occhi; la contessa e la madre furono mandate nelle carceri di Palermo.
      Nelle altre provincie, tutti coloro che avean prese le armi, al primo annunzio dell’avvicinarsi dell’esercito regio, la diedero a gambe. Il conte d’Avellino, reo non d’altro delitto che l’aver menato in moglie, senza l’assenso del re, una figliuola di Fenicia di Sanseverino, fuggì col fratello della sposa, e ben s’appose; che il re, avute nelle mani la contessa e la madre sua, ambe mandò in Sicilia carcerate. Le città di Puglia e di Terra-di-lavoro e tutte quelle che si erano date al conte di Lorotello, colla stessa alacrità, con cui si erano levate in armi, s’affrettavano a chiedere mercè (264); e ’l re a tutte accordava il perdono, con soggettarle a gravissima taglia, che si chiamò redenzione, colla quale volle rifare il suo erario della perdita sofferta nel sacco del real palazzo; il conte di Lorotello, comechè comandasse un esercito più numeroso di quello del re, temendo la dubbia fede degli abitanti, lasciati alcuni soldati a guardar Taranto, si ritirò in Abbruzzo; lo stesso fecero i conti di Consa, di Fondi, d’Acerra e tutti gli altri.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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