Pagina (588/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ciò venne facile, per essere stato Guglielmo I solito a farsi vedere ben di raro. Publicata poi la notizia, il cadavere del morto re fu con lugubre pompa e gran seguito di baroni e di vescovi trasferito nella cappella regia. Per tre giorni tutti i cittadini si vestirono di gramaglia; le donne anche le più nobili, e particolarmente le saracine, che forse erano le sole a pianger di cuore, giravano dì e notte la città, coi capelli sciolti, coperte di manti neri, con gran codazzo di serve, facendo le prefiche, ed ai loro ululi s’accordava lo scampanare a dilungo.
      XX. - Il cadavere di questo re fu osservato nel 1811 quando, per un incendio destatosi nel duomo di Morreale, il suo avello di porfido fu fatto in pezzi dalle travi del tetto, che caddero. Era esso così ben conservato che d’ordine del re Ferdinando III, ne fu fatto il ritratto (269). La sua figura era quale l’arcivescovo di Salerno (270) la descrive. Era egli di bello, ma non gradevole aspetto, di taglia altissima, corpacciuto, rossi avea i capelli e la barba, angusta la fronte. Non accade far motto delle sue qualità morali; i fatti della sua vita le palesano a bastanza. Alcuni dei moderni storici hanno tentato di discolpare in parte questo principe con dire, non potendo dire altro, che i mali cui soggiacquero i sudditi nel suo governo più che alla malvagità di lui, si devono attribuire ai perversi consigli dei suoi ministri. Non pensan costoro che i ministri non possono esser cattivi, ove i re non lo siano; ed i ministri di Guglielmo, se pure non li avesse scelti secondo la sua indole, lo sarebbero divenuti per la sua pigrizia, che gli faceva mettere a negghienza i publici affari e negare ascolto agli uomini onesti, che avrebbero voluto avvertirlo della niquizia loro; indi nacque l’allontanamento di tutti gli uomini valenti che avean contribuito alla gloria del passato regno; indi la disgrazia d’Arrigo Aristippo; indi le scelleratezze di Majone, l’estorsioni di Matteo, la prepotenza degli eunuchi, la corruzione dei magistrati e le guerre che sconvolsero il regno durante la vita di questo principe, sì che i sudditi non ebbero mai pace ed a buon dritto a lui diedero il soprannome di Malo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Guglielmo I Morreale Ferdinando III Salerno Guglielmo Arrigo Aristippo Majone Matteo Malo