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      Indi avvenne che, tranne i due esempî di sopra citati, nissun atto di violenza fu mai commesso in tutto il suo regno. Quando papa Alessandro III congregò in Ferrara gli arcivescovi, i vescovi ed i magistrati delle città lombarde, per propor loro di trattar la pace coll’imperadore, disse: essere giusto che nel trattato intervenisse anche re Guglielmo; tutti applaudirono, dicendo: essere loro a grado l’intervento d’un principe tanto amante della pace e della giustizia, che nel suo regno i viandanti dormivano nelle pubbliche vie e nelle aperte campagne senza custodi e senza timore di perdere alcun che delle cose loro; perchè era più sicurezza ne’ boschi del regno di Sicilia, che non nelle città degli altri regni (292). E se ciò può ascriversi ad adulazione dell’arcivescovo di Salerno, plenipotenziario di re Guglielmo in quel congresso, certo non può dirsi lo stesso di Riccardo da Sangermano, che scrisse un mezzo secolo dopo la morte di lui. «Quando regnava Guglielmo» egli dice «le leggi e la giustizia erano in vigore; ognuno vivea contento della sua sorte; per tutto era pace, sicurezza per tutto, nè il viandante avea da temere le insidie de’ masnadieri, nè il navigante gli assalti dei corsali (293).»
      È poi degno di gran lode Guglielmo II, per avere destinato sempre alle cariche uomini, che erano veramente da ciò. Gualtiero Offamil fu suo primo ministro; fu destinato al congresso di Venezia Romualdo arcivescovo di Salerno, per natali e per sapere a nissuno secondo. Margaritone da Brindisi avea il comando generale delle reali armate.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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