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      Ottenuto quel barbaro trionfo, Marcaldo venne in Messina menando seco i prigioni. Re Arrigo si diresse allora a Palermo. Come vi giunse, diede libero sfogo alla ferocia del suo carattere sulle prime repressa.
      Il duca di Durazzo, grand’ammiraglio del regno, ed un conte Riccardo, che contava fra gli scienziati di quell’età, ebbero cavati gli occhi; un’altro fu scorticato; il misero Giordano fu messo a morte calcandogli sul capo una corona di ferro, armata internamente di lunghi chiodi appuntati; alcuni furono bruciati vivi; ed altri furono inchiodati al suolo bocconi con un palo di ferro, che li passava fuor fuori della schiena al ventre (303). Creduto il regno composto per tali atroci punizioni; re Arrigo si disponeva lasciar la Sicilia per portar le armi in Terra-santa, quando Guglielmo lo Monaco castellano di Castrogiovanni levò lo stendardo della rivolta. Corse egli coll’esercito ad espugnar quell’ertissima rocca; ma non potè venirne a capo; anzi tante fatiche ebbe a durare che ne ammalò; ritiratosi a Messina, il male ingagliardito lo trasse al sepolcro addì 28 di novembre del 1197, nel 32 anno dell’età sua. Il suo cadavere mandato in Palermo, vi fu seppellito nell’avello di porfido, in cui ora giace.
      La regina Costanza, il cui cuore era stato tanto alieno dalle crudeltà del marito, che alcuni scrittori sgozzarono la ciancia d’avergli mosso guerra e d’averlo avvelenato, non sì tosto ebbe sola il governo del regno avìto, cacciò da Sicilia tutti i Tedeschi, che tanto e con tanta ragione erano odiati dai Siciliani.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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