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      Federigo, entrato in sospetto che il re suo suocero dava mano alle mene di suo nipote per farsi un partito e far valere i dritti suoi, ordinò la carcerazione d’entrambi; ma quelli camparono. Il nipote andò in Francia, lo zio venne in Roma ad aggiungere esca all’incendio, che ivi a poco divampò.
      Quetate le domestiche brighe, Federigo tutto si volse alla guerra di Lombardia.
      Le città guelfe Milano, Verona, Piacenza, Vercelli, Lodi, Alessandria, Trevigi, Padova, Vicenza, Turino, Novara, Mantova, Brescia, Bologna, Faenza, per difendere la loro libertà, e forse estenderla, s’erano strette in lega contro Federigo, che ne affettava l’assoluta dominazione. Per venire a capo d’un tal disegno, chiamò il servizio militare de’ baroni di Puglia e degli altri stati d’Italia a lui soggetti; assegnò Pescara per luogo di riunione di tutta la sua forza; ed al tempo stesso ordinò al figlio Arrigo di scendere con quel maggiore esercito, che potesse, in Italia, e dirigersi a Cremona, ove avea convocata una dieta de’ principi e baroni di Alemagna.
      Se è da credere alla cronica del monaco Gottifredo, papa Onorio sottomano era il principal motore della lega delle città guelfe. Ciò sembra confermato dal detto dell’abate di Usperga, che il convegno di Cremona non ebbe luogo per opera della romana corte (317) e dell’essersi i baroni del ducato di Spoleto negati a seguir Federigo, dicendo che, per essere vassalli immediati del papa, da lui doveano ricever l’ordine di pigliar le armi. Re Arrigo era sceso in Italia colla gente alemanna; ma in Verona fu dai Guelfi respinto e non potè unirsi col padre; questi, mancatogli quel soccorso, non avendo più forza da riuscir vittorioso, chiese la mediazione del papa per la pace; e per farselo amico, ammise nelle loro sedi i vescovi da quello eletti.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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