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      Federigo durante la sua dimora in Gerusalemme, ebbe assai più a temere dei tradimenti dei cristiani, che delle nimicizie dei musulmani. I cavalieri tempieri e gli ospedalieri, istigati forse da Roma (332), saputo che il re imperatore volea un di quei giorni recarsi inerme a piedi con pochi compagni a venerare il Giordano, nelle cui acque G. C. ebbe il battesimo, ne diedero per lettera avviso al soldano d’Egitto, proponendogli di mettersi in agguato per soprapprenderlo e cattivarlo. Il musulmano ebbe orrore del tradimento; non che romper fede allo amico re, a lui mandò la lettera ricevuta. Per quell’atto vennero a stringersi maggiormente i legami dell’amicizia tra quei due principi (333). Pure costoro stessi, che tanto vilmente cospiravano contro la libertà e la vita del loro sovrano, indussero il patriarca di Gerusalemme a pubblicare un manifesto, pieno di calunnie e di invettive contro di lui per denigrarne il nome.
      IX. - Mentre in oriente tali cose accadevano, le provincie del regno di Sicilia erano sperperate da un esercito pontificio, comandato in nome del papa da Giovanni già re di Gerusalemme, al quale il pontefice avea promesso l’impero, e dal Cardinal Colonna, legato pontificio. Non sì tosto il re imperadore s’era messo in mare, che tale esercito, al quale si dava il nome di milizia di Cristo, portando nei vessilli le chiavi di S. Pietro, entrò in Puglia; e comechè il duca di Spoleto, lasciato a governare il regno, non fosse mancato a se stesso e gli altri baroni gagliarda resistenza avessero opposto, pure per la prevalenza del numero i pontificî progredivano, mettendo ogni cosa a foco ed a ruba (334). Di ciò diede avviso a Federigo il conte dell’Auria «Gregorio pontefice romano» scriveva egli «nemico pubblico della magnificenza vostra, raccolto un numeroso esercito per mezzo di Giovanni di Brenna già re di Gerusalemme e d’altri uomini valenti, ai quali ne diede il comando, entrato ostilmente nella terra vostra e dei vostri vassalli, contro la legge cristiana vuole vincervi colla spada materiale, non avendo potuto farlo colla spada, ch’e’ dice spirituale.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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