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      III. - Federigo, recatosi prima in Germania a raccorre nuova gente, nell’aprile del 1238 fece ritorno in Italia, lasciato ordine a re Corrado suo figliuolo di venirlo a raggiungere colla nuova leva. Mentre trovavasi in Verona, la Sardegna o alcun distretto di essa a lui si diede, di che forte increbbe a papa Gregorio, che dicea, quell’isola far parte del patrimonio di San Pietro; e però ammonì Federigo a guardarsi dal mettervi mano; ma quello rispose, che l’isola apparteneva all’impero e soggiunse: io ho giurato come è già noto al mondo, di raccattare tutte le provincie divelte dall’impero, e spero presto venirne a capo (343).
      Non è a dimandare se quella dichiarazione e quel giuramento, venuti per soprassello dell’ostinazione di Federigo in volere sottomettere l’Italia, ch’e’ chiamava sua eredità, abbiano dato che pensare a papa Gregorio, il quale, che che egli ed i suoi predecessori avessero detto in pubblico, nel suo se non ignorava quali provincie, quali città, quali dritti erano appartenuti all’impero. Per tal ragione accampò tutti i mezzi di difesa; e primo fra gli altri fu la scomunica. Nella domenica delle palme del 1239 dichiarò re Federigo imperadore scomunicato ed anatematizzato perchè, diceva la bolla, mirava a cacciar dalle sedi loro il papa ed i cardinali, e conculcava i privileggi, le dignità, le persone, la libertà della Chiesa; perchè avea vietato il passo al vescovo di Preneste, legato pontificio, spedito contro gli albigesi, nemici della fede cristiana; perchè non permetteva che fossero provvedute le chiese vacanti del regno di Sicilia; perciò in quel regno i chierici erano presi, carcerati, proscritti ed uccisi; perchè ivi le chiese erano distrutte e profanate; perchè non permettea la riedificazione della chiesa di Sora; perchè avea impedito la venuta in Roma del nipote del re di Tunisi, che volea esser battezzato; perchè avea carcerato Pietro Saracino nobile romano, che si recava a Roma, speditovi dal re di Inghilterra; perchè avea occupato Ferrara, Bologna, la Sardegna appartenenti alla Chiesa; perchè avea spogliati dei loro beni le chiese di Morreale, di Cefalù, di Squillaci ed i monasteri di Mileto, di S. Eufemia, di Terramaggiore, di San Giovanni in Lamis; perchè non avea restituito ai Tempieri ed agli Ospedalieri i loro beni; perchè nel regno i prelati erano obbligati a pagare un tributo per la costruzione dei castelli; perchè, contra l’ultima convenzione, coloro che aveano aderito alla Chiesa erano spogliati de’ beni loro e proscritti.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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