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      Disse che nè anche in sogno avea ordinato l’arresto del vescovo di Preneste, comechè avesse potuto e dovuto farlo a buon dritto, perchè quel vescovo, apparentemente legato pontificio, contro gli albigesi, per secreto incarico del papa, com’e’ stesso dicea, adizzava ed incuorava i Lombardi. Disse che la guerra contro i Lombardi non era stata da lui impresa per non recarsi alla crociata, ma che il papa suscitava quella fazione a lui avversa, e poi avea preteso che al suo arbitrio fosse rimessa la contesa, per far così trionfare i suoi nemici. Disse finalmente e conchiuse, che per esser egli stato gran tempo assente dal regno, era probabile che alcun abuso si fosse introdotto in danno delle chiese, ch’egli era pronto a correggere, e pronto era a far tutto ciò, che fosse conveniente alla Chiesa ed all’impero, per ottenere l’unione fra essi, l’esaltazione della fede cristiana e promovere l’onore e la libertà della Chiesa (347)
      V. - Questa epistola dettata in un consesso di rispettabili prelati, scritta dagli stessi nunzî del pontefice, produsse l’effetto contrario a quello che se ne sperava. Era quello il primo caso di costante resistenza che trovavano i papi; assai recenti erario gli esempi di Otone deposto dall’impero, di Giovanni senza terra dichiarato vassallo, e d’altri principi potenti sottomessi al solo pubblicar d’una bolla; quella stessa epistola era poco onorevole al pontefice, perchè metteva in piena luce l’insussistenza delle colpe che da lui s’apponevano al re imperadore; ed a tutto ciò è da aggiungere l’accecamento dello studio di parte.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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