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      L’imperadore allo incontro nelle sue lettere si mostra sempre cristiano cattolico, se non che nell’ultima inveisce contro la persona, non l’officio del pontefice, nè ha egli mai dichiarato eretico alcuno, nè mandato qui usurai e rapitori di rendite (352).
      Nè miglior frutto fece papa Gregorio in Francia, ove mandò suoi messi ad offrir l’impero a Roberto soprannominato il valente, fratello del santo re Luigi IX. Tutti quei prodi baroni chiamati a consesso, risposero: Come osa il pontefice dichiarare decaduto dal trono un principe, di cui non è maggiore, anzi uguale frai cristiani, senza essere nè convinto, nè confesso de’ delitti che gli appone? se fosse degno di tal punizione, solo un concilio generale dovrebbe giudicarlo. Delle sue colpe non si dee prestar fede a’ suoi nemici, fra’ quali il papa è il primo. Per noi è stato sempre innocente, anzi buon vicino; nè mai lo abbiam visto vacillare nella fede cattolica. Sappiamo d’aver egli militato per Gesù Cristo signor nostro, esponendosi a tutti pericoli di mare e tante battaglie; nè possiam dire lo stesso del papa, il quale lungi di proteggerlo nella santa impresa, volle avvantaggiarsi della sua assenza per opprimerlo. Non cura il papa il sangue nostro, perchè serve alla vendetta; e se verrà a capo di conculcare un tanto principe col nostro braccio e col sangue nostro, conculcherà poi tutti gli altri. Del resto per non parere di tenere in dispregio l’offerta del papa, si spediscano alcuni dei nostri ad indagar l’animo e conoscere i sentimenti dello imperadore intorno la religione, e se costoro lo troveranno miscredente, come il papa dice, piglieremo le armi contro di lui colla stessa alacrità con cui le piglieremo contro il papa stesso e qualunque altro, se ne sostenesse principî contrarî alla purità della fede.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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