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      Fallitogli così il colpo, Federigo fece ritorno in Puglia.
      VIII. - In questo il re imperadore veniva sempre dicendo: sè essere pronto a rimettere la decisione delle contese tra lui e il papa alla decisione di un concilio generale. Ciò cadea bene in acconcio coi disegni di papa Gregorio; e però avutone l’assenso del re imperadore, convocò quel concilio pel giorno di Pasqua del 1241. Ma questo mezzo di conciliazione servì a render più fiera la dissidia. Federigo volea un concilio libero ed imparziale; ne voleva esclusi i prelati di Lombardia suoi dichiarati nemici. Il papa all’incontro volea che i vescovi lombardi vi avessero sede, ed a tale oggetto pretendea che Federigo desse tregua ai Lombardi ed a tutta la fazione guelfa sino alla conclusione del concilio, per aver libero il passo i prelati di quella parte. Da ciò Federigo venne in sospetto che il papa lo volesse irretire, per dar tempo ai guelfi di ristorare le forze loro, ed assalirlo poi a man salva, afforzati dalla decisione di un concilio, in cui il maggior numero dei prelati sarebbero stati a lui avversi e ligî del papa. Tale suo sospetto era fondato, non che nella pretensione del pontefice di farvi intervenire tutti i prelati guelfi, ma nell’avere egli nella lettera di convocazione scritto di doversi adunare il concilio per gli scabrosi affari della Chiesa, ovechè s’era convenuto chiamarsi per trattare la pace tra ’l re imperadore e il papa.
      Federigo chiamati a consiglio i suoi ministri ed i grandi della sua corte, propose il dubbio in cui era di essere ingannato dal papa; e tutti furono d’avviso che, malgrado l’assenso prima dato, era da impedire la riunione del concilio.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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