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      Per lo che scrisse ai principi d’Europa, e particolarmente ai re d’Inghilterra e di Francia, per far loro note le ragioni, per cui si movea a non volere che un concilio così convocato avesse luogo. Nella lettera al re di Francia aggiunse «Ammiriamo la prudenza dei francesi che più sottilmente degli altri guardate le astuzie del papa, la cui insaziabile cupidigia ambisce di sottomettere al suo dominio tutti i regni cristiani, fatto ardito dallo esempio della conculcata corona d’Inghilterra (354).» Ed era ad un santo re che questa lode si dava. Al tempo stesso proibiva a tutti i vescovi dei suoi stati di recarsi al concilio; e dichiarava che avrebbe fatto tenere il passo a tutti gli altri. Dall’altro lato il papa sotto il precetto d’obbedienza, comandava a tutti di recarsi in Roma, senza curare le minacce di lui.
      Gran numero di vescovi ed abati s’erano ridotti in Genova, assieme con due cardinali, che il papa avea spediti, per ordinar loro di venire a qualunque costo, ed agli ambasciatori di Milano, di Brescia e di Piacenza, per condursi a Roma per mare. Federigo avea preparate molte galee ne’ porti del regno, alle quali avea unita l’armata di Pisa, e ne avea dato il comando al re Enzio suo figliuolo, al quale avea ordinato di batter sempre quel mare, per intraprendere qualunque legno, che portava prelati al concilio. I Pisani aveano fatto sapere ai Genovesi di non partire; dachè se li avessero incontrati, non avrebbero potuto negarsi ad assalirli. Tale avviso servì più presto a mettere al punto quei fieri guelfi, che confidando nel loro valore sciolsero le vele.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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