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      Tali furono i regolamenti del parlamento di Melfi per l’amministrazione della giustizia; ma qui Federigo non si tenne. Colla stessa intelligenza, colla quale avea provveduto alla retta amministrazione della giustizia venne a stabilire i magistrati, ai quali era affidata l’amministrazione economica. Ed una nuova geografia politica della monarchia disegnò, per istabilire i confini della giurisdizione di ogni magistrato.
      IX. - Tutta l’amministrazione della rendita fiscale era sotto i re normanni compresa in un officio, che si diceva dogana. Federigo destinò a governarla i segreti, i quali, non solo esigevano le gabelle che si pagavano sulle derrate che andavano o venivan fuori del regno; ma riscuotevano le bajulazioni; ciò che veniva a comprendere tutti i dazî che si pagavano nei luoghi del demanio; e però dal segreto erano dipendenti; per questa parte, i camerarî ed i bajuli. Oltracciò amministrava il segreto i beni delle chiese vacanti e quelli dei rei, che il giustiziero della provincia avea confiscati; avea cura de’ regî palazzi e de’ luoghi di delizia del principe; somministrava i soldi e le provigioni ai reali castelli; esigeva le decime delle chiese reali; ed a lui venne affidata l’esazione e la riscossione delle prestazioni di alcuni feudi in legname e marinari, che nei tempi andati costituivano un fondo addetto al provvedimento della reale armata, al quale si dava il nome di Galea di Messina. La corte d’ogni segreto era composta da un giudice e più notai (417).
      Stava sopra i segreti il maestro segreto, il quale avea anch’esso la sua corte di un giudice e due notai.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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