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      Ned era guerriero, che s’accingeva ad un’impresa, senza avere a fianchi il suo trouveur, come il suo scudiere. E forse indi venne che ogni re di Sicilia della famiglia normanna volle avere il suo biografo. Il più antico di tutti, il poeta storico Guglielmo di Puglia fu trouveur di Roberto il Guiscardo e de’ suoi fratelli; ed il Malaterra spesso rompe la prosa per continuare in versi la narrazione delle gesta del Conte Rugiero.
      È poi certo che prima di Federigo non furono trovatori in Sicilia. La prima menzione, che si fa di costoro in Sicilia, è quella dello scrittore delle cento novelle, il quale, parlando di Federigo, dice: La gente, che avea bontade veniva a lui da tutte le parti: e l’uomo donava molto volentieri o mostrava belli sembianti: e chi avea alcuna bontà a lui venivano: trovatori e belli parlatori. I primi trovatori provenzali vennero in Italia verso il 1100: come mai i Siciliani avrebbero potuto essere i primi a poetare in lingua volgare, se tal maniera di poesia fosse stata introdotta in Italia da’ Povenzali, che i Siciliani furono gli ultimi a conoscere? Se, come vuole il Ginguenè, i trovatori furono quelli che diedero agl’Italiani la maniera di poetare degli Arabi, qual mestieri aveano i Siciliani del costoro tramezzo, se per quattro secoli ebbero gli Arabi a casa loro?
      I Siciliani, fervidi nell’immaginare, vivaci nel concepire, caldi nel desiderare, avendo già un dialetto armonioso ed altamente espressivo, ben poterono, col solo esempio degli Arabi, cominciare ad esprimere in versi il primo ed il più forte sentimento dell’uomo; l’amore.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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