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      Ma questi, venuto in sospetto della cosa, non solo si negò a dilungarsi dal regno, ma impedì che il Lanza fosse entrato in possesso dei suoi feudi, e venne spargendo la voce d’esser egli venuto, per mettere a morte il principe Arrigo, per favorire l’ambizione del nipote. Tanto credito ebbe quella calunnia, che essendosi il Lanza recato a Messina, il popolo si levò in armi contro di lui, ed egli colla fuga ebbe a cansar la morte. Per aver poi in ogni caso di aperta rottura col principe Manfredi un’appoggio, cominciò a dare ascolto agli emissarî di papa Innocenzio ed a favorire secretamente le loro mene, per indurre i Siciliani a darsi al papa.
      Manfredi, raccolte quelle maggiori forze che potè, sottomise l’una dopo l’altra tutte le città, che s’erano dichiarate nemiche, da Napoli in fuori; perocchè avvicinatosi alla città, nè i cittadini s’attentarono di venir fuori ad attaccare le esercito regio, nè il principe avea forze tali da poter tentare l’assalto.
      Mentre nel regno tali cose accadevano, la Germania era sconvolta dalle mene del papa Innocenzio, per fare eleggere un altro re de’ Romani, in luogo di re Corrado, già da gran tempo eletto, perchè questi non giungesse al trono imperiale. A tale oggetto veniva offerendo l’impero a parecchi principi; che tutti si negavano; finalmente Guglielmo conte d’Olanda, più ambizioso che consigliato, accettò la pericolosa offerta; ma disfatto in tutti gl’incontri da Corrado, invece d’acquistar l’impero, vi perdè lo stato suo.
      Mancato un tale appoggio, papa Innocenzio gittò gli occhi sopra Acona re di Norvegia, e lo fece coronare re de’ Romani; ma costui, coronato appena, solennemente dichiarò ch’egli avrebbe sempre fatta la guerra ai nemici della Chiesa e mai ai nemici del papa (473).


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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