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      Che che ne fosse, da quel momento Corrado non mostrò più la stessa confidenza nel fratello; anzi tenne verso di lui una condotta del tutto ostile. Lo spogliò della baronia di Brindisi e Monte-Santangelo e delle contee di Gravina, Tricarico e Montescaglioso, lasciatogli il solo principato di Taranto, sul quale gli tolse ogni giurisdizione feudale; e però, cacciatone il giustiziere scelto dal principe, un’altro ne destinò, ed una pesante colletta impose a tutti gli abitanti del principato, che fece rigorosamente esigere per conto suo. Nè a tutto ciò contento, ne bandì tutti i congiunti, e particolarmente il conte Galvano e Federigo Lanza, fratelli della madre di lui, comechè il primo eminenti servizî avesse reso al morto re imperadore, che lo avea destinato lungo tempo a governar la Toscana, come vicario di lui. E, perchè costoro cercaron ricovero in Costantinopoli, presso quell’imperatrice che era sorella a lui ed a Manfredi, Corrado ne fece gravi doglianze al cognato, il quale ebbe a cacciarli anche dall’impero.
      Venne in questo a morire il piccolo principe Arrigo; poco appresso lo stesso Corrado, mentre si preparava a fare ritorno in Germania, dopo cinque giorni d’infermità, si morì in Lavello, addì 21 di maggio del 1254, lasciando bailo del figliuolo Corrado II, che per la tenera età sua fu detto Corradino, quasi ancor lattante, e del regno, il ricantato marchese di Bembourg (476).
      Era costui un principe della stessa imperiale famiglia di Hohenstauffen; caro era stato a Federigo, e fu uno di que’ cortigiani, che come testimonî sottoscrissero il testamento di lui; ma poco era accetto alla nazione, per essere tedesco, perchè soppiattone e bistorto in cuore: per che i più de’ baroni, saputo di esser egli il nuovo bailo del regno, avanti che restar soggetti a straniero tale, cominciarono a gettarsi alla parte guelfa; e molte delle prime città apertamente si chiarirono papali.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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