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      Quella fuga fece nascer la voce, che Anglone fuggiva ed era inseguito per aver ucciso Manfredi; molti, ai quali il principe era caro, infuriati corsero sopra a colui e l’uccisero.
      Comechè in compagnia del principe Manfredi fosse stato allora un Tizio, milite del pontefice, il quale era stato testimone che Manfredi, contento per l’onor suo alla fuga del nemico, avesse cercato di tenere i cavalieri e donzelli suoi e non l’avea potuto (479), e forse ito costui in Teano ad esporre il fatto per giustificare Manfredi, papa Innocenzio incagnito per la morte di quel barone, ne volea in tutti conti reo Manfredi, ne lo volea punito e forse di morte.
      Il principe, saputa l’ostinazione del papa, era ito a ricoverarsi presso il conte di Ficarra suo cognato, e quindi spedì al papa in Capua, ove era passato, il conte Galvano Lanza, suo zio, e Riccardo Filangeri, per isgannarlo; ma s’affaticarono invano. Innocenzio rispondeva sempre: Venga qui per essere sottoposto al giudizio. Rispondevan coloro: essere il principe pronto a venire a sottoporsi ad un giudizio, purchè il giudizio procedesse o giusta le leggi romane, o giusta le costituzioni del regno; e il papa gli desse un salvacondotto per la sicurezza della persona. A ciò papa Innocenzio costantemente si negò. Il conte Lanza allora fece secretamente avvertito il nipote delle male intenzioni del papa contro di lui; e perchè sapea che molta gente era stata armata a soprapprenderlo e menarlo nelle carceri di Capua, lo consigliava a fuggire subito e cercar ricovero in Nocera, ove da’ Saracini sarebbe stato difeso.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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