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      Si rispose a ciò che ne andava della dignità della romana corte se un cardinale, senza richiesta, fosse ito dal principe. Era perciò necessario o che il principe direttamente o che i due messi in suo nome lo dimandassero. Risposero i messi, non potere far simile richiesta, non avendone avuto incarico.
      Mentre tale puntiglio si discuteva, il principe venne ad occupare la terra di Guardia-lombarda, compresa nella contea d’Andria, che facea parte del principato di Taranto, la quale terra in quelle perturbazioni s’era sottratta al suo dominio. Alta querela ne fecero il papa ed i cardinali, dicendo: esser manifesto ch’egli non volea la pace, da ciò che durante il trattato egli continuava la guerra. Rispondeva Manfredi: non aver che fare il trattato per la pacificazione generale del regno, col ricuperare una terra divelta dal suo patrimonio, che ben potea fare, anche in piena pace, senza offendere i diritti di alcuno. Ciò non di manco coloro, che volevano la pace, indussero i due messi del principe a scrivergli di ritirar le sue truppe da Guardia-lombarda; ed eglino da una mano così a lui scrivevano nelle lettere patenti, ma secretamente lo avvertivano a non lasciare Guardia-lombarda, anzi avanzarsi coll’esercito in Terra-di-lavoro; perocchè tale era il timore del papa e dei cardinali, che al solo suo muoversi avrebbero lasciato Napoli; e tutto il paese dal papa tenuto sarebbe tornato all’obbedienza del re. E se non era della stagione, che già sinistrava, per cui erano zeppi di neve i monti, che dovea traversare per entrare in Terra-di-lavoro, Manfredi si sarebbe di presente approfittato dello avviso.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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