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      Certo è che quella confidenza servì a divulgare e dar credito alla favola. Da tutte le parti la gente traeva a quell’antro, per vedere il penitente sovrano e recargli viveri, vesti e tutto ciò, di che potea aver uopo; tutti coloro ch’erano vaghi di novità, i proscritti, i fuggiaschi ed ogni altra gente di scarriera accorreva a lui, ed a lui come al legittimo sovrano obbediva. Dal nascondiglio ove era stato da prima, seguito da quel trozzo venne a fermarsi sul monte di Centorbi, luogo assai difendevole; e quindi contraffatto il real suggello (ciò che mostra che la manifattura non era di sola gente minuale) cominciò a spedire ordini in tutto il regno, ne’ quali spacciava il titolo di Cesare.
      Riccardo Filangeri, conte di Marsico, che allora governava il regno per parte del re, visto andar tant’oltre le cose, v’accorse con buon nerbo di soldati; accerchiò il monte; tutti coloro che vi si erano ritirati caddero ivi nelle sue mani; il finto imperadore, invece di salir sul trono salì sulla forca; e lo stesso fine fecero i suoi cortigliani.
      X. - Quetato quel lieve subuglio, re Manfredi si recò in Sicilia; in Palermo fu con grandi dimostrazioni d’onore e di gioja accolto; ed ivi tutto il tempo, che a lui sopravvanzava dalle cure del governo, lo destinava a godere le delizie delle reali ville, abbondanti di viveri, di boschi, di giardini, di cacciagione (486). Fu in quel tempo che venne conchiuso il maritaggio della Costanza, unica figliuola, che il re avea avuto da Beatrice di Savoja, sua prima moglie, con Pietro figliuolo primogenito di Giacomo II re di Aragona; e nel maggio del 1260 la sposa partì da Palermo, sulle galee catalane, ch’eran venute a levarla.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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