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      Compita fu la vittoria di Carlo; tutto il campo restò pieno di cadaveri, fra’ quali stette tre giorni confuso quello dello sventurato Manfredi; riconosciuto, fu fatto da Carlo seppellire presso il ponte di Benevento. Ma l’odio di papa Urbano giunse fino a turbare il freddo carcame dello sventurato re. Sulla ragione che il cadavere di uno scomunicato non dovea giacere in luogo sacro (e sacro chiamava il territorio di Benevento, per essere compreso nello stato romano) tramutò le nude ossa, e le fece ignobilmente sotterrare presso le sponde del Marno, che allora si diceva Verde.
      Nè quì ebbero fine le ree vicende di quella illustre e disgraziata famiglia. La vedova regina Elena, un piccolo figliuolo, che Manfredi anch’esso avea nome, ed una sorellina di lui errarono alcun tempo in cerca d’un ricovero; vennero da prima in Nocera; poi in Manfredonia, ove speravano imbarcarsi e passare in Romania; soprappresi, d’ordine di Carlo furono carcerati, e sparirono per sempre dalla terra.
      CAPITOLO XXX.
      I. - Mene dei nemici di Carlo. - II. Avvenimenti di Sicilia. - III. Arrivo di Corradino in Roma. Battaglia di Tagliacozzo. - IV. Prigionia di Corradino. Sua morte. - V. Crudeltà usate in Sicilia. Oppressioni del governo angioino. - VI. Ambiziosi disegni di Carlo. - VII. Giovanni di Procida: Michele Paleologo imperadore di Costantinopoli: Pietro re d’Aragona. - VIII. Procida va in Costantinopoli. Torna in Sicilia. Va in Roma ed in Catalogna. Sue macchinazioni da per tutto. - IX. Celatezza di re Pietro.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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