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      Il Loria colla sua schiera corse impetuosamente ad attaccare i Siciliani, ma trovò quella resistenza che non s’aspettava. Non che il corpo principale del piccolo esercito siciliano; ma quei pochi, ch’erano avanti, non cessero un palmo di terreno. Sopraggiunse Reforziato e corse a guadare un fiume per attaccare in fianco i Siciliani, ma ne fu con grave perdita respinto a furia di sassi. Allora divenne più presto nociva che utile la superiorità del numero; chè tutti i combattenti nemici doveano a forza restringersi nella lunghezza del fronte dei Siciliani; onde il Mili, tra per questo e la sorpresa e forse anche il timore, stette quasi inoperoso. Intanto Loria ed Alagona faceano mirabili prove. Quello teneasi sicuro della vittoria pel maggior numero dei suoi e perchè uso a vincer sempre; teneasene sicuro l’altro pel fronte serrato della sua schiera e perchè non sapea cedere. In questo il Loria ferito, mortogli il cavallo sotto, ebbe a ritirarsi. Allora Alagona spinse alcuni de’ suoi ad attaccare il banderajo nemico, il quale fe’ da prima gran resistenza, ma ricevuto gravi ferite in volto, tenendo già estinto il comandante, volse le terga. Colse quel destro Alagona per gridare «A noi, soldati; la vittoria è nostra.» A quel grido i soldati raddoppiaron d’ordine e di veemenza: gridavano essi indistintamente Aragona e Alagona; e tal bisticcio fe’ credere al Mili di esser due le schiere de’ nemici, onde, tenendosi in pericolo d’essere accerchiato, si volse in fuga il primo, ed a lui tenne dietro il resto dell’esercito.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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