Pagina (955/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Per tal modo quel tanto minaccevole apparato di guerra, che parea dover sottomettere l’Italia tutta, tornò in fumo. Ma così portavano i tempi. Gli eserciti e le armate erano allora una congrega di gente e di navi obbligate a servire per un tempo determinato, al di là del quale i re non aveano nè diritto nè forza di far loro tenere la campagna. Indi avveniva che ove di primo lancio non si veniva alle mani col nemico, i guerrieri si sbandavano.
      VIII. - Passati dopo ciò pochi anni, se non in pace, in un certo riposo, poco mancò che nel 1333 il castell’a mare di Palermo non fosse caduto in mani di re Roberto. Erano allora in Palermo due fratelli, il cui padre, chiamato Galeotto Floriac, francese, era stato al servizio di re Carlo lo zoppo. Mentre i due eserciti erano a fronte sotto Catanzaro, il Floriac (caso insolito nei francesi in quella guerra) desertò. Blasco Alagona lo accolse con lieto animo: il re per adescarne degli altri, avealo colmato di beneficii, e fattolo stanziare in Palermo, ivi avealo ammogliato. De’ due figli l’uno per un delitto commesso era carcerato nel castellammare, l’altro andava spesso a vederlo. Costoro cospirarono cogli altri prigioni e con alcuni de’ soldati di rendere il castello al nemico. Il lunedì 8 marzo 1333 sul far della sera, assalito il castellano, lo legarono, ed uccisero un suo familiare, che volea difenderlo. Fatto indi segnale con faci accese a due galee, che mandate da re Roberto stavano appiattate dietro Monte Pellegrino, queste s’accostarono e recarono loro soccorso di viveri e di gente.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Italia Palermo Roberto Palermo Galeotto Floriac Carlo Catanzaro Floriac Alagona Palermo Roberto Monte Pellegrino