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      Avuta quella confessione, il re convocò il tribunale della gran corte ed i baroni del regno, e fece citare i due conti a comparire avanti quella corte per giustificarsi. Ma essi invece di comparire levaronsi in armi; anzi il conte di Geraci, per estendere gli stati suoi, usurpò di viva forza il castello di Regiovanni a quelli contermine. Onde la Corte addì 29 dicembre del 1338 bandì contro il conte di Geraci la sentenza di morte e della perdita dei beni. E contemporaneamente la stessa corte cancellò la sentenza profferita contro il conte di Modica, lo dichiarò fedele e lo rimise nel possesso dei suoi, tranne Caccamo e Pettorano. Il delitto del conte di Geraci d’essersi per vendetta secretamente unito ai nemici, se non era vero, era affacente a’ tempi. Ma è da considerare che l’essersi dalla stessa corte condannato il conte di Geraci come ribelle, ed assoluto e rimesso in grazia il suo nemico, mostra il trionfo d’una fazione più che un’atto di giustizia. Il ragguaglio di questi fatti, pubblicato dal re dopo d’avere occupato gli stati del conte, non è del tutto uniforme a ciò che narrano gli storici contemporanei; e particolarmente vi si dice che il secretario del conte volontariamente rivelò le trame di lui, ovechè tutti gli storici dicono, che messo alla tortura più giorni, disse non saper nulla, finalmente confessò. I fatti posteriori infine mostrano che i Palici cercaron sempre di calunniare le persone più distinte, per tema di esser soppiantati nel favor del re.
      Che che ne fosse stato, il re da Nicosia innoltrossi con grandi forze ad invadere gli stati del conte di Geraci, i quali tutti contigui formavano come una provincia.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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