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      Nè lasciarono i Palermitani di scrivere una lettera ai messinesi per animarli a resistere: e questi risposero con senzi del pari generosi. Intanto il duca si diede a raccor tutte le forze di mare e di terra del regno per soccorrer Messina; ciò venuto a notizia del conte di Squillaci, temendo non fosse tolto in mezzo dai messinesi e dall’esercito, che il duca menava, e non essergli impedita la ritirata dalle navi siciliane, decampò e passò in Calabria.
      Era allora la regina Giovanna con suo marito in Aversa, ove Andrea si morì, e si sparse voce d’essere stato messo a morte dalla moglie e dai baroni, dai quali era odiato. Il re d’Ungheria scese in Italia con grandi forze per vendicare la morte del figliuolo. Distolte così le forze della regina, venne facile ai Siciliani di ricoperare nel 1346 Milazzo, e l’anno oppresso l’isola di Lipari. Anzi come il conte Raimondo Peralta, fornita l’impresa di Lipari, accostossi a Napoli e danneggiava quelle campagne, il popolo tumultuando cominciò a chieder pace. La regina chiamò a se lo stesso conte Peralta, e saputo da lui che anche il duca d’Atene era inclinato alla pace, spedì a lui su quelle stesse galee suoi ambasciatori a trattarla e fu conchiusa nel novembre del 1347 a tali patti. Che il re dovesse titolarsi re di Trinacria e non di Sicilia; che in caso d’invasione de’ dominii della regina dovesse darle il soccorso di quindici galee e cencinquanta militi per tre mesi; che dovesse pagare alla regina ogni anno il giorno dei Ss. Apostoli tremila once per pagarle per censo ai pontefici.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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