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      Il conte vi si recò con molti dei suoi per sicurezza della sua persona, ed attendossi fuori della città. Un cantore della real cappella portava e riportava le ambasciate dall’una all’altra parte, quando un giorno un cavaliere, domestico della regina, recandosi di suo ordine al campo de’ catalani, assalito da Francesco Valguarnera, maliscalco dell’esercito catalano, che forse nol conoscea od ignorava il motivo della sua gita, ne fu messo a morte; di che l’Alagona forte se ne rincrebbe e ne die’ mala voce al Valguarnera. Ma la regina ne fu accuorata in modo che, rotta la trattativa, fe’ ritorno in Messina e si die’ a riunire tutte le forze del regno, per avere in ogni conto Catania ed esterminare la nazione de’ catalani.
      L’esercito regio numerosissimo si riunì in Lentini. La regina stessa col re vi si recò nel maggio del 1349, e salita su di una galea col re, accompagnata da’ maggiorenti della sua parte, si diresse a Catania. Avvicinatasi alle mura della città, la gente sua cominciò a gridare «Viva re Ludovico» sulla speranza, che a quel grido i catanesi non avrebbero avuto cuore di negar lo ingresso al re. «Viva re Ludovico» rispondeasi dall’altra parte, ma non però la regina fu ammessa in città; per che maggiormente stizzita tornò in Lentini, e fatto ogni appresto per l’assedio, spinse contro Catania l’esercito, restando essa col re e il conte Matteo Palici in Lentini. I Catalani erano ben preparati a ciò. Francesco Valguarnera e il conte Raimondo Peralta, saputo l’avvicinarsi dei nemici, vennero fuori colla gente loro con animo di coglierli alla sprovveduta, ma coloro accortisine, lor vennero incontro.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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