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      Fallito quel colpo, il re spedì messi al gran giustiziere per trattare una tregua per tutto il regno; e questa fu conchiusa addì 25 maggio del 1353, da durare sino alla fine d’agosto dello stesso anno. Era per ispirare quella tregua, quando il re per altri messi spediti all’Alagona aprì la trattativa di una pace generale. Se la pace desideravasi dal re e dai Palici, non meno necessaria era al gran giustiziere ed alla sua fazione. Catania, ov’essi stavano era ridotta tanto strema di viveri, che il frumento, recatovi per lo più a grande rischio da’ negozianti aragonesi, giunse tal volta al prezzo di due once la salma, mentre dalle mete di quell’età si vede che il prezzo ordinario ne era da otto a nove tarì la salma. Ben è vero che ciò non era solo effetto della scarsezza delle derrate, ma dell’essere affollati in quella città tanti facoltosi baroni e tanti stipendiari, fra’ quali eran divisi i tesori del duca di Atene tratti dal gran giustiziere dal castello d’Aci: ed essendo la città circondata da nemici, quella moneta circolava ivi solo; onde venne a perder di valore in modo, che lo storico fra Michele da Piazza assicura, che in Catania in que’ dì il prezzo delle cose non più per carlini, come per lo passato, ma per fiorini calcolavasi.
      Per tali ragioni la pace fu presto conchiusa. Il re ne mandò i capitoli al gran giustiziere per suoi messi, i quali dovean per parte sua ricevere il giuramento di lui e di tutti gli altri della sua fazione. L’Alagona, prima di giurar l’osservanza della pace, volle un’espressa assicurazione del re per la restituzione degli stati suoi a lui promessa in quel trattato, quando il re sarebbe giunto all’età sua, e l’ottenne.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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