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      Ma il re di Aragona avvisato dal conte d’Agosta del rapimento della regina e degli appresti del Visconti spedì Gilberto Cruillas con cinque galee, il quale entrato nella foce dell’Arno, mise fuoco all’armata lombarda; onde il soccorso, che il gran giustiziere aspettava, svanì. Dopo due anni di dimora in Alicata, la regina ne partì per andare in Aragona: ma, come colà era la peste, per non esporla a quel pericolo fu portata in Sardegna, ove dimorò altri due anni. Finalmente nel 1385 giunse in Aragona, ove ebbe particolar cura di lei la regina Eleonora sua zia.
      Il governo di Sicilia in questo erasi affatto sconvolto. I quattro vicarî, non potendo esser di accordo fra loro, avean divisa la Sicilia come in quattro provincie, ed ognuno reggea la sua indipendentemente dagli altri.
      La regina era stata trasportata in Aragona, per maritarla al giovine Martino, figliuolo di Martino duca di Monblanco figlio secondogenito del re Pietro IV, il quale avea cesso al nipote ogni suo dritto sulla Sicilia. Ma tal maritaggio fu ritardato da alcuni intoppi. Assunto al pontificato Urbano VI, concepì la speranza di fare avere in moglie la regina ad un suo nipote: e, comechè tal partito fosse stato rigettato, pure l’ambizioso pontefice non ne avea abbandonata la speranza. E però si die’ a frastornare, quanto potè, il matrimonio del principe aragonese. Era allora un antipapa che faceasi chiamare Clemente VII, cui riconosceano quasi tutti i regni oltremonti. Per conchiudere il matrimonio della regina era necessaria la dispensa pontificia, per essere i due sposi consanguinei: come questa non poteasi avere da papa Urbano, il re d’Aragona la chiese a Clemente VII e l’ebbe, ed allora lo riconobbe anch’egli per vero pontefice.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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