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      Il re, non fattosi carico dell’ultima parte della proposta, rispose che le sue circostanze non gli permetteano di far la spesa della sua coronazione: ma se essi conosceano, che il popolo potea dargli una sovvenzione secondo l’antica consuetudine, lo avrebbe fatto.
      VI. - Conchiuso così il parlamento, ritornò il re in Catania, ove ebbe il contento di vedersi nascere un figliuolo. Ma breve fu tal contento: il neonato principe poco visse, nè guari andò che la madre finì di vivere anch’essa. Rimasto vedovo, menò Martino in seconda moglie la principessa Bianca unica figliuola del re di Navarra, la quale venuta in Palermo, vi furono addì 30 novembre del 1402 celebrate le reali sposalizie, ed al tempo stesso la coronazione di lei e del re. Nella quale lieta circostanza il re dichiarò che la colletta, la quale, malgrado lo statuto del re Giacomo, era già tornata un peso permanente, fosse indi innanzi limitata ai soli quattro casi stabiliti nello statuto. Ivi ad un anno la regina si sgravò di un figliuolo, il quale si morì nato appena.
      VII. - Composto il regno in pacifico stato, il giovane Martino, avveduto e cupido di gloria, colse il destro della ribellione di Sardegna, per portare colà le armi e trar così dalla Sicilia tutti que’ baroni, i quali accesi di spirito militare, nè da lunga disciplina ancor domi, potean destar sempre nuovi torbidi. E comechè grandi soccorsi avesse avuti dalla Catalogna, dall’Aragona e da Valenza, pure dalla Sicilia trasse le principali sue forze: quindi ebbe la molta e valida sua cavalleria; quindi un numeroso stuolo d’arcieri, che diceansi campisi; e quindi tutta vittovaglia necessaria all’esercito, essendo stata tassata ognuna delle città marittime in una certa quantità di frumento o biscotto.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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