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      Malgrado quella risposta, il re, non volendo negarsi alle istanze di tanti signori della sua corte congiunti od amici del Caprera, ed altronde memore dei servizî da lui resi, spedì in Sicilia Guttierrez de Vega, ministro suo confidente, per fare che quel conte fosse senz’altra difficoltà sprigionato; e lo fu a patto che fra otto giorni sgombrasse dalla Sicilia e venisse a presentarsi alla corte. Così fu fatto.
      III. - L’allontanamento di costui e l’esser da per tutto riconosciuto il nuovo re, restituirono la tranquillità in Sicilia. Ma non però venne meno ne’ Siciliani la brama d’avere un proprio re. E non avendo potuto averlo per altra via, cercarono ottenerlo dalla giustizia del re Ferdinando. Con tale intendimento vollero spedire a lui loro ambasciatori per fargliene la richiesta. Intesone il re, scrisse alla regina vicaria di fare ogni opera per frastornar tale idea: ma non le venne fatto. Il parlamento destinò suoi ambasciatori Ubertino de Marinis arcivescovo di Palermo, Filippo Ferreri vescovo di Patti e Giovanni Moncada, i quali giunsero nel 1414 mentre stava preparandosi la solenne coronazione del re. Esposero eglino il voto generale della nazione di avere un proprio re; fecero conoscere che a buon dritto lo chiedeano, per esser la Sicilia un’antico regno, ove da oltre a tre secoli aveano avuto sede tanti re. Ma Ferdinando, ove anche abbia avuto in animo di contentarli, ne sarebbe stato distolto dal timore di dispiacere gli Aragonesi e Catalani, i quali tenean già la Sicilia come annessa a que’ regni.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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