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      Le civili dissensioni, che per oltre ad un secolo aveano sconvolto il regno, ridussero la nazione in tale stato d’ignoranza, che il saper leggere e scrivere era qualità non volgare; tantochè i giudici delle città del regno erano spesso idioti affatto (554). Mentre in Italia facean le lettere rapidissimi progressi ed alto suonava in Europa il nome delle università di Pisa, di Bologna e di Pavia, in Sicilia non erano scuole e coloro che voleano apparar lettere, giurisprudenza, teologia e medicina, dovean recarsi in Bologna od altrove. Aveano i Catanesi già da più anni concepito il lodevolissimo disegno di erigere una università nella loro città, Nel 1435 trovandosi il re a Palermo, fra le altre grazie chiesero anche questa e ne ottennero il sovrano permesso: ma come in quei tempi credeasi che ai soli pontefici si appartenesse il diritto di erigere università, ed i re null’altro potessero che permetterlo, si diressero a tale oggetto alla romana corte. Le brighe insorte tra ’l re e papa Eugenio menarono in lungo l’affare. Seguita poi la pace nel 1440, ottennero la desiderata bolla e l’anno appresso il re assegnò alla nuova università 1500 scudi pel soldo de’ lettori.
      Ma più che l’università di Catania valse al risorgimento delle lettere in Sicilia l’esempio e la condotta del principe. Il palazzo d’Alfonso era una continua accademia. Tutte le ore, che potea sottrarre alle gravi cure dello stato, eran da lui impiegate a conversare familiarmente cogli uomini più rinomati per sapere, svolgendo con essi i classici greci, latini ed italiani: spesso gli studenti erano ammessi alla sua presenza, godea di esaminarli, proponea loro de’ temi, li facea gareggiare e largamente ricompensava i migliori.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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