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      X. - Mentre il sant’officio minacciava la vita, la libertà e la quiete de’ cittadini, un’avido fiscale ne minacciava la proprietà. Giovan Luca Barbieri da Noto erasi da gran tempo dato a rimuginare gli archivî di Sicilia, per rinvenire le primitive concessioni di tutti i feudi e di tutti i beneficî e i loro passaggi d’una in altra famiglia. Raccolti tali diplomi in un volume, che ei titolò capibrevi, che allora suonava atti notariali o registri, per accattarne alcun merito, recossi in presenza del re con animo di proporgli di spogliare de’ feudi e beneficî tutti coloro, che non potean mostrarne legittimo titolo. Non era certo da negare esservi state di grandi usurpazioni in Sicilia, ma era ugualmente da considerare, che re Alfonso a richiesta del parlamento del 1452 avea fatta una nuova amplissima concessione de’ feudi e de’ diritti annessivi a tutti coloro che da vent’anni prima ne erano in possesso, comechè non avessero potuto mostrarne legittimo titolo (581); e che l’osservanza di quello, come degli altri capitoli, era stata giurata dal re Ferdinando. E su di ciò si fe’ forte il parlamento del 1509 nel chiedere, che il re non desse alcuna retta al capibrevi del Barbieri. Il re rispose «Piace a S. M. che se ne facci il conto che secondo le leggi dovrebbe farsene: e che i sudditi non fossero indebitamente vessati.»
      Non però furon perdute le speranze di quel pelamantelli. Gli fu concessa la carica di regio segretario, e autorità gli fu data di esaminare le bolle e i rescritti di ogni beneficio prima di darsene il possesso ai nuovi prelati, e le sovrane concessioni prima di spedire l’investitura del feudo al successore di alcun morto barone.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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