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      Trattavasi di punire persone potenti, contro le quali nessuno avrebbe osato deporre, ed avrebbero di leggieri schivata la pena. Fu di fatto condannato D. Giovanni Valguarnera, conte d’Asaro, straticò di Messina ad una multa di trentamila scudi ed all’esilio dal regno. Ed è ben da notare, che il parlamento convocato in Palermo nell’aprile del 1548 chiese grazia per costui. Da ciò venghiamo a conoscere onde sia stato mosso l’antecedente parlamento a reclamare per la missione del Cordova. Nel voler poi mostrar l’innocenza di quel conte, confessa apertamente il parlamento e le enormi concussioni di lui; dachè dice, che tutti gli straticò suoi predecessori, per sovvenire alle spese della carica, col consenso de’ vicerè aveano fatto composizioni, ed egli avea seguito tale esempio (592). Non pensava il parlamento, che il re, conoscendo, che la composizione de’ delitti era un mezzo sicuro di moltiplicarli, nella prammatica bandita prima di allontanarsi da Sicilia avea stabilito, che indi in poi fosse vietato ai vicerè ed a qual si fosse inferior magistrato di far composizione per qualunque delitto, pena il quadruplo della composizione (593), nè volle assentire alla richiesta. Ma il parlamento divenne allora intercessore di tutti coloro, che furono processati: prova certa che quell’adunanza era più depravata de’ magistrati. Nel 1552 fu chiesta grazia in favore di quattro giureconsulti, che in seguito di questo processo erano stati inabilitati a concorrere a qualunque carica, e dimandò poi un perdono generale per tutti gli altri.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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